La rete è la nuova vetrina per l’autocelebrazione dei bulli esibizionisti, che filmano le loro imprese e le mettono on-line. I filmati sono quelli di bravate più o meno goliardiche. Qualcuna è anche divertente, qualcun’altra molto meno. Quando si arriva a pestare un compagno di classe disabile, fra le risate compiaciute miste a viltà degli altri, non si può più parlare di bravata, ma di infamità. È stata proprio questa clip, girata in una scuola di Torino, a far scoppiare lo scandalo dei video violenti, aprendo gli occhi su una triste realtà presente in internet, chissà da quanto tempo.
Nei giorni successivi l’argomento ha imperversato nell’agenda dei media, che ogni giorno pescavano il “meglio” dalla rete. E come succede spesso in questi casi, puntuale è scattato il meccanismo dell’emulazione: i video sono diventati una moda e hanno cominciato a moltiplicarsi. Ancora oggi se ne contano a decine in siti come YouTube. Si tratta di video girati spesso con semplici videofonini, caricati su computer e messi on-line: un gioco da ragazzi per le nuove generazioni dell’era digitale.
Che ne pensano i ragazzi? Io, Monia, Keko, Nino, Valeria e Tommy ci siamo improvvisati reporter e siamo andati a caccia di ragazzi disposti a raccontarci le loro opinioni e le loro esperienze. Abbiamo scelto una scuola superiore, l’Istituto Tecnico Industriale “Bernini” nei pressi dello stadio Olimpico, piuttosto mal ridotta. Alcuni studenti sono stati disponibili e ci hanno concesso qualche minuto.
Abbiamo tentato anche la mission impossible di chiedere “che ne pensi dei bulli?” ai bulli stessi. Si riconoscevano a prima vista: sguardo da duro e atteggiamento da spaccone. Il nostro tentativo di approccio, però, è stato subitamente smontato: “ ’un ci ‘nteressa”, (neanche tempo di porre la domanda) oppure “e ‘ndo stanno le telecamere?”…
I video in internet sembrano essere nient’altro che l’adeguamento ai tempi, una sorta di “evoluzione tecnologica” del bullismo, la piaga sociale sempre viva nelle scuole e non solo. Molti episodi, infatti, come testimoniano gli studenti, avvengono fuori dalle discoteche e addirittura dalle parrocchie. Le scene sono sempre le solite, con il gruppo (o sarebbe meglio dire il branco?) dei bulli che se la prende con i più piccoli e indifesi. E che fa chi assiste a certe scene? Fa finta di niente perché ha paura: è quel comportamento che si chiama “omertà” e che alimenta e sostenta la legge del più forte…
francesco minardi
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